🚐 ROTOLO DI STRADA, CUORE DI PROVENZA: UN VIAGGIO IN CAMPER DA
TORINO AD ARLES, SAINTES-MARIE-DE-LA-MER E AIGUES-MORTES
Diario di bordo di un’avventura che sa di sale, sole,
cavalli al galoppo e pennellate di genio. Parti da Torino, apri la mappa, e
lasciati rapire dalla magia della Camargue — dove la natura regna sovrana e il
tempo si muove al ritmo del vento.
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Partenza da Torino — il motore ronza, il cuore batte forte
Sveglia prima dell’alba, caffè fumante nella tazza
preferita, tenda arrotolata con cura e zaino pieno di aspettative. Il camper è
carico non solo di bagagli, ma di sogni: di tramonti rosa, di cavalli bianchi
che corrono liberi, di stradine lastricate dove Van Gogh cercava la luce
perfetta. Si parte da Torino con la Provenza nel cuore, e già dopo il confine
francese l’aria cambia — più dolce, più selvaggia, più vera. Questo non è un
semplice itinerario. È un viaggio dell’anima.
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1) ARLES — DOVE VAN GOGH HA INSEGUÍTO LA LUCE
Immagina di camminare per strade che hanno visto nascere capolavori. Arles non è solo una città romana con anfiteatri maestosi e chiese antiche: è il luogo dove Vincent van Gogh, nel 1888, trovò la sua fiamma creativa. Qui visse per oltre un anno, dipingendo a un ritmo furioso — oltre 300 opere, tra cui Notte stellata sul Rodano, Il caffè di notte e I mangiatori di patate. Ogni angolo della città sembra uscito da una sua tela: il ponte Langlois, il giardino del poeta, il cortile del suo famoso “giallo” — la casa in Place Lamartine dove accolse Gauguin, prima del drammatico taglio dell’orecchio.
Non perderti l’imponente Arena di Arles, che ancora oggi ospita concerti ed eventi, un salto nel cuore pulsante della sua storia romana.
Passeggia all’imbrunire lungo il Rodano, quando le pietre antiche si tingono d’oro e il silenzio avvolge i vicoli. Entra nella Fondation Vincent van Gogh, un museo contemporaneo che dialoga con il suo spirito ribelle. E se hai fortuna, troverai un pittore all’angolo, intento a catturare la stessa luce che folgorò Vincent.
Camping City — immerso nel verde, offre piazzole spaziose, piscina e servizi moderni, perfetto per chi cerca relax dopo una giornata tra arte e storia.. Ideale per chi vuole vivere la città senza fretta, magari con un croissant caldo in mano.
2) SAINTES-MARIE-DE-LA-MER
— LA REGINA DELLA CAMARGUE
Se Arles è arte, Saintes-Maries è poesia
selvaggia. Tra distese di canneti, stagni rosa e tori neri che pascolano
tranquilli, i veri protagonisti sono i cavalli bianchi allo stato brado. Sono
loro i signori di queste terre.
Il borgo è un gioiello di semplicità: case
bianche che risplendono al sole, barche di pescatori che dondolano nel
porto e profumo di pesce alla griglia nell’aria. La spiaggia è lunga e deserta
in alcuni tratti, perfetta per passeggiate o un tuffo nel mare.
Da non perdere: la Chiesa di Sainte-Maria-de-la-Mer,
con salita sul tetto (a pagamento) da cui si domina il borgo e si scorge
l’arena, dove tra poche ore assisteremo allo spettacolo equestre della
Camargue. Qui cavalli e cavalieri in costume tradizionale si esibiscono in
figure eleganti e numeri poetici, raccontando la cultura di queste terre.
Per chi vuole vivere la Camargue da vicino, c’è
la magia di una passeggiata a cavallo sulla spiaggia, tra paludi e mare,
con trotto libero sul bagnasciuga al tramonto.
Ogni 24 e 25 maggio, la festa di Santa Sara
trasforma il borgo in un’esplosione di musica, canti e colori, un’esperienza
indimenticabile per chiunque.
Area di sosta consigliata: Aire Municipale Camping-Car, a pochi minuti dal centro e dal mare, con
docce, elettricità e la possibilità di svegliarsi con il verso dei fenicotteri
fuori dal finestrino.
3) AIGUES-MORTES — LA FORTEZZA ROSA DOVE IL TEMPO SI È FERMATO
E poi, come in un racconto di cavalieri e crociati, appare
lei: Aigues-Mortes. Una città interamente circondata da mura medievali,
costruita da San Luigi nel XIII secolo come porto per le Crociate. Le sue
pietre, levigate dal sole e dal sale, brillano di un rosa antico, quasi magico.
Passeggiare lungo le mura — 1600 metri di camminamento — è come viaggiare
indietro nel tempo. Da lassù, lo sguardo spazia sulle saline, sui canali, sui
fenicotteri che volteggiano come petali rosa nel cielo.
Ma la vera meraviglia? Il trenino delle saline. Non un
semplice giretto turistico, ma un viaggio sensoriale attraverso uno degli
ecosistemi più affascinanti d’Europa. Il trenino parte dal centro città e ti
porta nel cuore delle saline di Aigues-Mortes, dove l’acqua si tinge di rosa e
arancio per colpa — o merito — delle microalghe Dunaliella salina.
Queste minuscole creature, insieme ai crostacei che le mangiano, tingono le
vasche di colori surreali, quasi alieni. È qui che si produce il famoso sale
rosa di Camargue, raccolto ancora a mano come un tempo. Durante il tragitto, la
guida ti racconterà storie di contrabbandieri, di muli carichi di sale, di
fenicotteri che nidificano dove nessun uomo osa entrare. Porta la macchina
fotografica. E un cappello. Il sole qui è un sovrano implacabile.
E prima di ripartire, assaggia il berlingot — una
caramella dura a forma di piramide, nata qui nel Settecento per ingannare la
noia dei bambini durante le messe lunghe. Oggi è un simbolo dolce della città,
disponibile in decine di gusti: lavanda, limone, arancia, zafferano…
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CONSIGLI DA CHI C’È STATO (E CI TORNEREBBE DOMANI)
- Quando
andare? aprile-giugno o settembre: clima perfetto, fiori ovunque, meno
turisti. Luglio e agosto? Bellissimo, ma preparati a qualche coda… ne vale
la pena.
- Cosa
non dimenticare? Binocolo (per i fenicotteri e i cavalli), scarpe comode
(le mura di Aigues-Mortes sono lunghe!), costume da bagno (il mare
chiama), e un quaderno per schizzi — Van Gogh ti ispirerà.
- Extra
emozione: Noleggia un calesse trainato da un cavallo camarghese e fatti
portare tra le paludi. Il rumore degli zoccoli sull’erba, il vento che
scompiglia i capelli, il silenzio… è libertà pura.
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IL VIAGGIO NON FINISCE — SI TRASFORMA IN RICORDO, IN
PROMESSA, IN VOGLIA DI RITORNO
Rientri a Torino con la pelle dorata dal sole provenzale,
gli occhi pieni di cavalli al galoppo e tramonti rosa, il cuore ancora caldo di
chiacchiere fatte davanti a un piatto di telline e un bicchiere di rosé locale.
Ma la Provenza non ti lascia andare così. Ti ha segnato. Ti ha chiamato per
nome. E tu lo sai — tornerai. Perché un viaggio così non si fa una volta sola.
Si ripete. Si sogna. Si vive, ogni volta un po’ diverso.
Perché viaggiare in camper non è solo spostarsi da un punto
A a un punto B. È svegliarsi con il canto delle cicogne, è cenare sotto un
cielo pieno di stelle, è scoprire che la vera avventura non è nella meta… ma
nel modo in cui la raggiungi.
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Buon viaggio, anima nomade. La Provenza è tua.
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Articolo scritto con inchiostro di passione, sale di
Camargue e qualche briciola di berlingot rosa. Condividilo, stampalo, mettilo
nel cruscotto. E parti.
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