🚋 Arrivare a Venezia in camper è un’esperienza diversa da
tutte le altre. Ho scelto come base il Parco di San Giuliano a Mestre: un
grande parco verde affacciato sulla laguna, tranquillo e comodo per la sosta.
Da qui ogni mattina prendo l’autobus che mi porta a Piazzale Roma, l’ultimo
punto raggiungibile su ruote. Da lì in avanti, si cambia ritmo: a Venezia non
esistono auto, tutto si muove a piedi o via acqua.
Il mezzo più usato è il vaporetto, una sorta di autobus
galleggiante che percorre i canali e collega le isole della laguna. È lento, a
volte affollato, ma fa parte dell’esperienza: ogni corsa è un piccolo viaggio,
con scorci d’acqua e palazzi che sembrano sfiorarti.
Giorno 1 – Il primo sguardo su Venezia
La mia avventura comincia con un giro sul vaporetto lungo il
Canal Grande. Le facciate rinascimentali e gotiche si specchiano nell’acqua,
alcuni palazzi sembrano emergere direttamente dalla laguna, e il battito del
cuore accelera man mano che mi avvicino a Piazza San Marco.
La Basilica, con i suoi mosaici dorati, è un bagliore che
racconta secoli di splendore bizantino, mentre il Palazzo Ducale, con la sua
architettura gotica leggera come un merletto, ricorda la potenza della
Serenissima.
Ma la vera magia inizia nelle calli. Sono strette,
intricate, un vero labirinto. Cammino tra vicoli che si aprono all’improvviso
in piccoli campielli con pozzi e chiesette, scopro botteghe nascoste e
mi fermo su ponti che regalano scorci da cartolina. Ogni passo è stupore, ogni
angolo custodisce una sorpresa.
E non posso non soffermarmi sui ponti principali, veri
protagonisti della città:
- Il
Ponte di Rialto, il più antico sul Canal Grande, un tempo in legno e
apribile, oggi in pietra. Da secoli è il cuore del commercio, con botteghe
e bancarelle che lo animano ancora oggi.
- Il
Ponte dei Sospiri, elegante e romantico, ma con una storia malinconica:
collegava il Palazzo Ducale alle prigioni. Si dice che i prigionieri
sospirassero guardando per l’ultima volta la laguna attraverso le sue
finestre.
- Il Ponte dell’Accademia, uno dei quattro sul Canal Grande, costruito in legno nel 1933. Da lì si gode una vista mozzafiato sulla Basilica della Salute, soprattutto al tramonto.
Giorno 2 – San Giorgio Maggiore e le calli nascoste
La mattina decido di salire sul vaporetto per l’isola di San
Giorgio Maggiore. In pochi minuti dalla riva di San Marco arrivo davanti alla
chiesa progettata da Palladio: bianca, armoniosa, un esempio perfetto di
architettura rinascimentale. Salgo sul campanile e il panorama che si apre
davanti ai miei occhi è indimenticabile: Venezia vista dall’alto, con le
cupole, i canali e la laguna che si perde all’orizzonte.
Il Teatro La Fenice di Venezia è uno dei teatri d’opera più prestigiosi al mondo. Inaugurato nel 1792, ha visto le prime assolute di capolavori di Rossini, Bellini e Verdi. Distrutto due volte da incendi, è sempre “rinato dalle ceneri”, proprio come la fenice mitologica. Oggi, con la sua elegante sala dorata e affreschi sontuosi, è un luogo imperdibile per chi visita Venezia, simbolo di arte, resilienza e grande musica.
Il pomeriggio lo dedico a perdermi tra le calli meno
battute. Cammino nel Ghetto Ebraico, uno dei più antichi d’Europa, dove il
tempo sembra essersi fermato. Poi giro senza meta, scoprendo piccoli ponti in
pietra, fondamenta silenziose e scorci che sembrano dipinti. A Venezia non
serve una vera e propria mappa: il bello è proprio lasciarsi guidare dalla
curiosità.
Giorno 3 – Murano e Burano in un giorno
Il terzo giorno lo dedico alle isole, raggiungibili solo in
vaporetto. Già il viaggio è parte dell’avventura: seduto vicino al finestrino
guardo la laguna aprirsi intorno a me, con il battello che lascia scie argentee
sull’acqua.
Mattina a Murano
A Murano il tempo sembra scandito dal respiro del fuoco. Le
vetrine lungo le fondamenta brillano come piccoli scrigni, con bicchieri
sottili, lampadari barocchi e sculture che catturano la luce. Entro in una
fornace: il maestro vetraio gira la canna da soffio, modella la massa
incandescente e in pochi istanti dà vita a un cavallino di cristallo. È un’arte
antica, nata nel 1291 quando le fornaci furono trasferite qui per motivi di
sicurezza, e che ancora oggi porta avanti la tradizione con orgoglio e segretezza.
Pomeriggio a Burano
Il pomeriggio, invece, è una festa per gli occhi a Burano.
Le case dai colori vivacissimi – rosso, blu, verde, giallo – si riflettono nei
piccoli canali come pennellate su una tela. La leggenda dice che i pescatori le
dipingessero così per ritrovare la propria abitazione nella nebbia. Oggi è una
regola precisa: chi abita qui deve rispettare il colore assegnato alla propria
casa dal comune.
Passeggiando tra i ponticelli, incontro ancora donne che
lavorano il celebre merletto di Burano: un intreccio di fili delicatissimo,
tramandato da generazioni. È un’arte lenta, paziente, che sembra andare contro
il tempo moderno, e forse proprio per questo è così affascinante.
Tornare al camper
La sera, rientrando al Parco di San Giuliano, porto con me
tutte queste immagini: i mosaici di San Marco, i ponti che raccontano storie,
il silenzio sospeso di San Giorgio, il vetro che nasce dal fuoco a Murano, i
colori che esplodono a Burano.
Seduto davanti alla laguna, guardo il sole calare e penso
che Venezia non sia solo una città: è un’esperienza che ti entra dentro, calle
dopo calle, ponte dopo ponte, vaporetto dopo vaporetto.
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