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"UN VIAGGIO TRA ALPI, ALVERNIA ED IL CUORE DELLA FRANCIA "QUANDO LA MONTAGNA TI SCHIAFFEGGIA DI BELLEZZA""




C’è un momento, prima di ogni partenza, in cui tutto tace.
Il camper è pronto, la strada chiama, e tu senti quel battito familiare di libertà che cresce dentro. È l’inizio di un nuovo viaggio, non solo tra le montagne e le città della Francia, ma anche dentro te stesso.

Da Torino al Monginevro, la prima frontiera si apre come una promessa: in pochi chilometri il paesaggio cambia, i profumi si fanno più dolci, e l’aria sa di scoperta. Ogni curva diventa un invito a rallentare, ogni sosta una storia da vivere.

Dalla maestosità di La Grave, dove il ghiaccio incontra la pietra, alle atmosfere colorate dei mercati di Valence, fino ai vulcani addormentati di Clermont-Ferrand e ai panorami luminosi di Gap, questo itinerario in camper è un viaggio sensoriale tra natura, cultura e sapori autentici.

Non è solo un percorso: è uno stile di vita.
È la voglia di sentirsi liberi, di dormire sotto le stelle, di risvegliarsi ogni giorno con una vista diversa dal finestrino.

Benvenuto nel diario di un viaggio in camper nel cuore della Francia — un racconto di pietra, vento e libertà.
👇 Scorri per seguire giorno dopo giorno questa avventura on the road.


Giorno 1 – La Grave: pietra, ghiaccio e silenzio


Partenza da Torino all’alba, camper carico come se stessi traslocando in Patagonia. Attraversare il Monginevro è sempre un brivido: in pochi minuti lasci l’Italia e ti ritrovi in un mondo nuovo, fatto di case in pietra, cartelli blu e quell’aria che sa già di Francia.

Poi, all’improvviso, la montagna ti colpisce: la Meije, 3.983 metri di pura maestosità, compare all’orizzonte. Resto senza fiato. Mi scappa un “ooooh” così lungo che dura dieci secondi buoni. Accosto al volo per scattare una foto… rischiando quasi di tamponarmi da solo.

La Grave è un villaggio scolpito nella roccia. Aria frizzante, silenzio, campanelli di mucche. La sera mi fermo nell’area camper comunale – semplice, gratuita, ma con una vista mozzafiato sui ghiacciai. Ceno guardando il tramonto incendiare le cime, mentre il vento sussurra tra i larici.



Giorno 2 – Valence: mercati, lavanda e un bicchiere di Rodano


Colazione con vista ghiacciai, poi rotta verso sud. La strada si trasforma continuamente: boschi fitti, vigneti ordinati, distese di lavanda che profumano l’aria. Mi fermo ogni venti minuti – impossibile resistere.

Il mercato cittadino è un’esplosione di colori e profumi. Olive di Nyons, miele d’acacia, formaggi di capra, salsicce dell’Ardèche e bottiglie di Côtes du Rhône finiscono dritte nel mio zaino. “Acquisti essenziali”, mi dico.

Il centro storico è un piacere da esplorare a piedi. La Cattedrale di Saint-Apollinaire, romanica e solenne, domina con sobria eleganza. Poco fuori città, merita una sosta la confluenza tra Rodano e Isère, a Bourg-lès-Valence: un crocevia naturale che per secoli ha unito nord e sud della Francia.

A Valence, parcheggiare il camper è un’impresa, ma alla fine trovo l’area di sosta lungo il Rodano: comoda, attrezzata e a due passi dal centro.



Giorno 3 – Le Puy-en-Velay: pietra, statue e pellegrini


Da Valence risalgo verso l’Alvernia, e a metà strada ecco spuntare una città che sembra disegnata con il carboncino: Le Puy-en-Velay.

Arrivando, il colpo d’occhio è incredibile: la statua rossa della Vergine domina dall’alto, mentre la cattedrale romanica abbraccia la collina come un’antica fortezza di fede. È da qui che parte uno dei cammini più celebri d’Europa, la Via Podiensis verso Santiago de Compostela: in ogni vicolo incontri pellegrini con lo zaino, il bastone e quello sguardo che cerca l’orizzonte.

Le stradine medievali sono un labirinto profumato di lenticchie verdi (quelle tipiche di qui, celebrate come fossero oro) e pane appena sfornato. Passeggiare significa fare un viaggio nel tempo: botteghe artigiane, piazzette in salita, balconi fioriti che sembrano sospesi.

Mi concedo una salita al Rocher Saint-Michel d’Aiguilhe, la cappella arroccata su un picco di roccia vulcanica: 268 scalini che ti portano in un altro mondo. Dall’alto, il panorama è un abbraccio di colline verdi, tetti in ardesia e il profilo lontano dei vulcani.


Per la notte mi fermo nell’area camper di Brives-Charensac, lungo il fiume: tranquilla, ombreggiata e perfetta per riposarsi prima di riprendere la strada verso Clermont-Ferrand.



Giorno 4– Clermont-Ferrand: vulcani addormentati, città sveglia



Sulla strada per l’Alvernia, noto un dettaglio tenero: panchine coperte per gli autostoppisti. Un piccolo gesto di umanità che dice molto di questo Paese.

Poi, l’orizzonte si anima: la Chaîne des Puys, una fila di vulcani addormentati, punteggia il paesaggio come giganti in letargo. L’ultima eruzione? Millenni fa. Eppure, la terra qui sa ancora di fuoco.

Clermont-Ferrand è un colpo d’occhio. La cattedrale in pietra vulcanica nera sembra uscita da un film di Tim Burton, con guglie scure che sfidano il cielo. Intorno, case in pietra dorata creano un contrasto magico.

In Place de Jaude, il cuore della città, troneggia Vercingetorix – un guerriero gallico immortalato come un influencer dell’antichità. Nei giorni di mercato, l’aria si riempie di profumi di formaggio, miele e pane appena sfornato.

Tappa obbligata: l’Aventure Michelin, un museo sorprendente che racconta come un’azienda di pneumatici abbia plasmato la mobilità moderna. Lo sapevi che Bibendum, l’omino Michelin, nei primi disegni beveva birra e fumava sigari?



Per la notte area attrezzata Aire camping-car Clermont-Ferrand Les Pistes un parcheggio asfaltato, videosorvegliato con sbarra da cui è possibile prendere comodamente il tram per la piazza principale.




Giorno 5 – Gap: la dolcezza delle Alpi del Sud



Ultima tappa prima del ritorno. Dalle colline vulcaniche alle Alpi: un viaggio di luci, cieli azzurri e panorami che sembrano dipinti.

Gap, a 735 metri, è soprannominata la “capitale douce” per la sua qualità della vita. Il centro storico è un labirinto di vicoli colorati, piazzette animate e botteghe artigiane. La Cattedrale di Notre-Dame-et-Saint-Arnoux, con la sua facciata neogotica bicolore, regala giochi di luce ipnotici.

Poco distante, il Parc de la Pépinière è un’oasi verde perfetta per una passeggiata lenta.

Mi fermo per la notte in Rue du Chatelard: area tranquilla, comoda, a pochi minuti dal centro.

E ovviamente, non si può andar via senza assaggiare i tourtons des Alpes – ravioli fritti ripieni di patate o formaggio. Appena addentati, sanno subito di montagna, famiglia e condivisione.



Giorno 6 – Ritorno con il cuore pieno

Sveglia di buon mattino. Rientro in Italia passando di nuovo dal Monginevro. Attraversare il confine dopo giorni intensi è sempre strano: il paesaggio è lo stesso dell’andata, ma i miei occhi non lo sono più.

A Torino, scarico il camper con un misto di malinconia e gratitudine. Ogni oggetto rimesso a posto sa di fine… ma anche di nuovo inizio. Perché il bello del camper è proprio questo: ogni “Dove vado?” si trasforma presto in un “Quando parto?”.

La Francia mi ha regalato, anche questa volta, montagne che toccano il cielo, città costruite sulla lava, mercati che profumano di vita vera e incontri nati da un bicchiere condiviso.



Il camper è già in garage.
Ma non è fermo.

Perché ogni viaggio che finisce lascia dietro di sé una scia di domande, non di risposte.
“Dove andrò la prossima volta?” diventa “Quando partirò?”
E quel “quando” non è mai un “se”.

Se questo diario ti ha fatto sospirare, sappi una cosa:
il momento perfetto non esiste. Esiste solo il momento in cui decidi di partire.

La strada non aspetta. Ma ti sta aspettando.
Buon viaggio, viaggiatore.

👇 Ecco l’itinerario




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